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Chi ha paura del "genere"? Who's afraid of "gender"?

(English version below)

In quest’ ultimo decennio si sente e si parla tanto del genere, riferendosi soprattutto alla tanto “discussa” educazione di genere all’interno delle scuole italiane ed europee. Mi dispiace deludervi, ma qui non ci addentreremo su una riflessione in merito a questa accesa diatriba. Ma semplicemente, partiremo dalla definizione del genere e dei concetti ad esso correlati, come identità di genere, stereotipi di genere e ruoli di genere, per arrivare a cogliere la connessione che vi è tra questi concetti con la violenza di genere. Perché per arrivare a cogliere il legame che vi è tra tutti questi concetti, bisogna sapere innanzitutto a cosa ci si riferisce e le loro implicazioni reali nella società, non siete d’accordo?


http://angryitalian.com/cultura-societa/la-parita-di-genere-come-non-lavete-mai-sentita/

Innanzitutto, il concetto di genere è strettamente collegato con il termine sesso, in quanto le differenze tra uomini e donne sono riconducibili a queste due dimensioni. Il sesso biologico riguarda “semplicemente” le differenze biologiche e anatomiche dell’essere maschio e dell’essere femmina.

Il genere, termine derivato dalla mutazione dell'anglosassone gender usato per la prima volta da Gayle Rubin (1975), è l'insieme delle pratiche visive e discorsive con cui la società trasforma il sesso biologico in prodotto dell'attività umana. Volendo sintetizzare si potrebbe dire che il "genere sta alla cultura, come il sesso sta alla natura" (Taurino, 2009). Ma in realtà sesso e genere sono interdipendenti e costituiscono un complesso sistema che si definisce sistema sesso - genere (Rubin, 1975). Per questo motivo, nella nostra specie, femminilità e maschilità non sono rigidamente determinati dalla dimensione fisica e biologica, ma bensì dall'educazione e dalla cultura, intesa come insieme di valori che i membri di un dato gruppo condividono

(Ruspini, 2009, p.9).

La trasmissione dei comportamenti appropriati per il proprio genere (caratteristici del ruolo maschile e femminile) avviene tramite la socializzazione, cioè l'insieme dei processi attraverso i quali si trasmettono di generazione in generazione i valori, le norme e il saper pratico di una società (Ruspini, 2009, p. 10). Le relazioni sociali hanno valore per la costruzione dell'identità dell'individuo.

Tra le componenti dell'identità vi è l'identità di genere, cioè il sesso a cui si sente di appartenere, maschile o femminile, indipendentemente dal proprio corpo e orientamento sessuale. Ruspini (2009, p. 22) indica come il processo d'acquisizione dell'identità di genere sia strettamente collegato alla definizione di ruoli di genere: modelli che includono comportamenti, doveri, responsabilità e aspettative connessi alla condizione femminile e maschile e oggetti di aspettative sociali, a cui donne e uomini sono tenuti a conformarsi. I ruoli di genere possono mutare a seconda della classe sociale, origine etnica, orientamento religioso, età e momento storico. Su di essi si basano la divisione di genere del lavoro, l'attribuzione delle responsabilità nella sfera familiare e della riproduzione sociale, cioè determinano i rapporti di potere esistenti e l'accesso alle risorse.


https://iosonominoranza.it/ruoli-di-genere-cosa-vogliono-dire/

La costruzione sociale del maschile e femminile cela un sistema di disuguaglianze fondato sulle differenze di genere. Inizialmente i compiti che la società affidava all'uomo e alla donna erano differenziati in base alle caratteristiche fisiche diverse presenti. Queste differenze hanno poi assunto nella società un significato culturale segnato da disuguaglianze, in cui viene data come insita nella natura delle cose una presunta inferiorità del genere femminile. Quindi, per esempio, la divisione di genere del lavoro attribuiva alla donna la cura della casa e dei figli, mentre l'uomo si dedica alle attività produttive. Questa polarizzazione dei ruoli di una società, ormai trapassata in teoria, si è mantenuta con la socializzazione, che ha favorito negli anni successivi la conservazione dell'immagine di potenza nel maschio e di subordinazione femminile. 


http://www.psicologiacontemporanea.it/blog/le-differenze-tra-uomini-e-donne/

Infine, vi sono gli stereotipi di genere, ovvero quei meccanismi di categorizzazione ai quali ricorrono gli individui per interpretare, elaborare, decodificare, ristrutturare la realtà sessuale, ossia la rappresentazione di ciò che è maschile e ciò che è femminile. Il tutto sorretto dalla credenza comune che l'uomo e donna posseggano diversi patrimoni di caratteristiche, al di là dell'aspetto fisico e del patrimonio biologico (Taurino, 2009, p. 52). E che queste caratteristiche siano dotate di una forte valenza ideologica: considerate maggiormente positive quelle connesse al maschile, mentre negative e ambivalenti quelle legate al femminile (es. donna considerata come fragile ed emotiva ma anche provocatrice e sensuale) e perciò ritenuta sesso debole. Rendendo evidente lo stereotipo di dominanza maschile e subordinazione femminile. A trasmettere e rafforzare gli stereotipi di genere, a livello sociale e simbolico, ci pensano vari agenti di socializzazione come i mass media, la famiglia, il sistema scolastico e il gruppo dei pari. Perciò gli stereotipi di genere "rinchiudono" gli uomini e le donne in ruoli e situazioni sociali predefinite e contribuiscono a determinare in maniera inconsapevole diverse scelte di vita delle persone (es. percorso scolastico e professionale, sport e hobby etc.). Alcuni studiosi hanno messo in luce che nelle giovani generazioni stia avvenendo un cambiamento. Infatti, gli uomini e le donne si trovano più spesso ad interagire negli stessi spazi (privati e pubblici) e ciò può comportare una rinegoziazione dei ruoli e una presa di distanza dai vari stereotipi di genere per formulare nuove concezioni di identità maschile e femminile (es. uomo = padre incluso nella dimensione della cura; donna = in carriera e mamma). Ciò introduce una rottura delle tradizionali rappresentazioni di mascolinità e femminilità e delegittima le dicotomie (Taurino, 2009). Purtroppo però, la tradizione e gli stereotipi sono difficili da scardinare e non si modificano alla stessa velocità delle mutazioni sociali che stanno avvenendo in quest'epoca. Infatti, nonostante questi passi avanti, in molti casi chi si discosta dalla norma (es. mascolinità = virilità; femminilità = docilità) viene considerato anormale e può essere vittima di denigrazione e violenza, fino ad arrivare alla violenza di genere.   La violenza di genere rimanda alla costruzione storica delle rappresentazioni sociali e delle identità maschile e femminile correlate a modelli di relazione, ruoli, aspettative, vincoli e opportunità diverse. (…) Per violenza di genere, esercitata da un uomo verso una donna, si intende una violenza da inscrivere nella relazione tra due generi in cui uno ricorre a modalità violente per esercitare il proprio ruolo all'interno di quel rapporto (AssociazioneNondasola, 2014, p. 23). Da questa definizione si può dedurre la connessione stretta che vi è tra questo tipo di violenza e i concetti fino ad ora descritti. Questo collegamento non avviene solo sul piano teorico, ma soprattutto sul piano pratico, tramite la trasmissione intergenerazionale dei ruoli e stereotipi di genere che avviene all'interno della società. Infatti, nella violenza di genere, l’uomo esercita il ruolo di potere e dominanza, che ritiene di avere in quanto giustificato ancora da una società patriarcale, tramite la violenza sulla donna.

Eleonora Palmiotto Who is afraid of “gender”? In this last decade we hear and talk a lot about gender, above all for the "controversial" gender education in Italian and European schools. I’m sorry to disappoint you, but here we will not dive in this heated debate. But simply, we will start from the definition of gender and related concepts, such as gender identity, gender stereotypes and gender roles, in order to grasp the connection between these concepts and gender violence. Because to see the link between all these concepts, first we must know what we are talking about and their real implications in society, don’t you agree? First of all, the concept of gender is closely related to the term sex, as the differences between men and women are ascribable to these two dimensions. Biological sex "simply" concerns the biological and anatomical differences between male being and female. Gender, a term used for the first time by Gayle Rubin (1975), is the union of visual and discursive practices with which society transforms biological sex into a product of human activity. To sum up, one could say that the genre is to culture, what sex is to nature (Taurino, 2009). But in reality, sex and gender are interdependent and constitute a complex system defined as a sex-gender system (Rubin, 1975). For this reason, in our species, femininity and masculinity are not rigidly determined by the physical and biological dimension, but rather by education and culture, understood as a set of values ​​that the members of a given group share (Ruspini, 2009). The transmission of appropriate behaviours for one's own gender (characteristic of the male and female role) takes place through socialization, that is the set of processes through which values, norms and practical know-how of a society are transmitted from a generation to another. Social relationships have a value in the construction of the individual’s identity. Among the components of identity there is gender identity, that is, the sex to which one feels to belong, male or female, regardless of one's body and sexual orientation. Ruspini (2009) indicates how the process of acquiring a gender identity is closely linked to the definition of gender roles: models that include behaviours, duties, responsibilities and expectations connected to the female and male condition and that are subject to social expectations, to which women and men have to conform. Gender roles can change according to social class, ethnic origin, religious orientation, age and historical moment. On them are based the gender division of labour, the attribution of responsibilities in the family sphere and in social reproduction, that means they determine the existing power relations and access to resources. The social construction of masculine and feminine conceals a system of inequalities based on gender differences. Initially the tasks that the society entrusted to men and women were differentiated according to the different physical characteristics. These differences have then undertaken, in the society, a cultural meaning marked by inequalities, in which an alleged inferiority of the female gender is given as inherent in the nature of things. Thus, for example, the gender division of labour had attributed to the woman the care of the home and children, while to the man the productive activities. This polarization of the roles, outdated in theory, has been maintained with socialization, and has favoured the preservation of the image of male power and female subordination. Finally, there are gender stereotypes: those mechanisms of categorization used by individuals to interpret, elaborate, decode, restructure sexual reality, i.e. the representation of what is masculine and what is feminine. All supported by the common belief that man and woman possess different heritages of characteristics, beyond their physical appearance and biological heritage (Taurino, 2009). And that these characteristics have a strong ideological value: those connected to the masculine are considered to be more positive, while those related to the feminine are negative and ambivalent (e.g. women are fragile and emotional but also provocative and sensual) and therefore the female one is considered a weaker sex. Making clear the stereotype of male dominance and female subordination. Social and symbolic stereotypes are transmitted and strengthened by various socialization agents such as the mass media, the family, the school system and the peers. Thus, gender stereotypes "lock up" men and women in pre-defined social roles and situations and contribute to determine unconsciously people's different life choices (e.g. school and professional path, sports and hobbies etc.). Some scholars have highlighted that a change is taking place in the younger generations. In fact, men and women more often find themselves interacting in the same spaces (private and public) and this may involve a renegotiation of roles and a distancing from the various gender stereotypes to formulate new concepts of male and female identity (e.g. man = father as caregiver, woman = career woman and mother). This introduces a fracture in traditional representations of masculinity and femininity and de-legitimizes dichotomies (Taurino, 2009). Unfortunately, however, tradition and stereotypes are difficult to break and do not change at the same speed as the society does in this era. In fact, despite many steps forward, in many cases those who deviate from the norm (e.g. masculinity = virility, femininity = docility) are considered abnormal and can be victims of denigration and violence, up to gender-based violence. Gender-based violence refers to the historical construction of social representations of male and female identities related to different relationship models, roles, expectations, constraints and opportunities. (...) For gender-based violence, exercised by a man towards a woman, we mean a violence to be inscribed in the relationship between two genders where one uses violent modalities to exercise their role within that relationship (AssociazioneNondasola, 2014). From this definition we can deduce the close connection between this type of violence and the concepts described up to now. This connection is not just on a theoretical level, but above all it takes place on a practical level, through the intergenerational transmission of gender roles and stereotypes that occurs within society. In fact, in gender-based violence, the man plays the role of power and dominance, which he believes to be his own, justified by a patriarchal society, through violence against women. Translation by Irene Santoro BIBLIOGRAFIA/ REFERENCES Associazione Nondasola, (2014). Cosa c'entra l'amore? Ragazzi, ragazze e la prevenzione della violenza sulle donne, Roma: Carocci. Gayle Rubin: The traffic in women. Notes on the political economy of sex (1975) – New York. Il saggio si trova all’interno della raccolta Towards AN antropology of women - edizione Rayna R. Reiter. Ruspini E., (2009). Le identità di genere. Roma: Carocci. Taurino A., (2009). La psicologia della differenza di genere. Roma: Carocci. Palmiotto, E. (2016). Le rappresentazioni della violenza di genere negli adolescenti. Una ricerca empirica ad Imola. Tesi di Laurea in Socializzazione nel Ciclo di Vita non pubblicata, Alma Mater Studiorum- Università di Bologna. SITOGRAFIA-WEBSITES https://www.wired.it/scienza/medicina/2018/06/08/identita-genere/ http://www.youngzone-isc.it/2016/12/20/identita-di-genere/

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