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english text below
Continuiamo a parlare di Femminismo e della sua storia, nella puntata precedente eravamo arrivat* a raccontate i grandi movimenti di piazza degli anni ’70, le rivendicazioni femminili sul corpo, la sessualità e la libertà individuale (per capire di cosa stiamo parlando leggi parte 1 e parte 2 della storia del femminismo).
Esaurita questa potente spinta rivoluzionaria fatta di proteste di piazza e cortei, si arriva agli anni Ottanta in cui, a seguito anche di una mutata situazione politica (critica in Italia, dopo l’omicidio Moro e in piena lotta al terrorismo), il femminismo si trasforma da pratica di mobilitazione a momenti e luoghi di riflessione intellettuale.
Il periodo tra gli anni Ottanta e gli anni Novanta del Novecento rappresenta la terza ondata del femminismo, caratterizzato dalla nascita dei women’s studies, gender studies, queer studies e dell’apertura del movimento femminista a tutta una serie di tematiche, come l’identità nera e queer che lo rendono più aperto e inclusivo. In questa terza ondata è quindi meglio parlare di “femminismi” al plurale poiché, persa la spinta aggregativa, le esperienze si capillarizzano e si dividono sul territorio, dando vita a tanti gruppi, associazioni e riflessioni eterogenee. Questi femminismi sono meno visibili, poiché raramente scendono in strada, ma non meno incisivi, si può anche parlare di femminismo diffuso e culturale che riflette sui tanti aspetti legati all’identità.
Le esperienze che si formano sono diverse, è sicuramente importante ricordare per l’Italia la nascita e la diffusione dei consultori, per l’aborto e la contraccezione, la nascita dei centri antiviolenza e le case delle donne per contrastare la violenza di genere e aiutare le vittime.
Nascono anche le librerie delle donne, i centri di documentazione storica e di ricerca come La Società delle storiche italiane o la comunità filosofica Diotima di Verona, i centri di studi per le pari opportunità, le biblioteche specializzate.
Il femminismo entra anche nel mondo accademico dell’università con la nascita di dipartimenti interdisciplinari di women’s studies o gender studies, in particolare nei paesi anglofoni. Questi dipartimenti rispondono alla necessità di includere nella ricerca un nuovo “soggetto”, le donne, in concomitanza con la crisi del soggetto della filosofia postmoderna e post-strutturalista.
(i gender studies, come gli studi postcoloniali, o afroamericani, non sono una riscrittura della storia, o argomenti destinati a categorie specifiche, sono invece modi di approcciare il sapere più inclusivi, che tengono conto delle differenze e delle loro storie, seppure molto spesso siano guardati con diffidenza. Certamente essi non sono neutri, o privi di implicazioni politiche e sociali, la storia però non lo è mai.)
Uno dei grandi temi del femminismo della terza ondata è proprio “l’alterità” la riflessione sul soggetto e sull’altro, sul diverso, cercando di allontanarsi dalla dicotomia binaria uomo – donna, soprattutto in chiave oppositiva, prendendo in considerazione finalmente le tante altre possibili soggettività. I femminismi si aprono alle istanze della comunità lesbica, stanca di essere rinchiusa nell’omosessualità maschile, quelle della comunità nera e afroamericana che unisce le rivendicazioni femminili alla lotta per l’uguaglianza raziale, sottolineando la differenza abissale tra la condizione delle donne di colore e quelle bianche, e anche alle riflessioni postcoloniali.
Quello che si critica al femminismo della seconda ondata è, infatti, il non aver tenuto conto delle differenze, rivolgendosi solo alle donne bianche borghesi e eterosessuali, lasciando indietro le altre.
Emerge quindi una generale tendenza a mettere in dubbio i dogmi, le costruzioni sociali, le convenzioni, per allargare il movimento, renderlo inclusivo e partecipativo, attento ai tanti problemi delle società contemporanee e interconnesso con altri movimenti sociali.
Per esempio, l’afroamericana Rebecca Walker introdusse il termine “Becoming the third wave” nel 1992 per raccontare una nuova generazione di movimenti femministi formati da attivisti neri, lesbiche, disabili, nati tra il 1980 e il 1990.
Negli anni Novanta si fanno, poi, strada nuove riflessioni come quella queer, introdotta dalla studiosa italiana Teresa de Lauretis, docente di Storia della coscienza presso l’Università della California Santa Cruz. Il termine “queer”, usato in inglese per indicare qualcosa di diverso e strano, come insulto verso gli omosessuali, viene rovesciato dalla comunità LGBTI che se ne impossessa per indicare la propria individualità. Con De Lauretis esso indica “il rifiuto del riferimento all’eterosessualità come termine di paragone per tutte le forme di sessualità e nega la rappresentazione della sessualità gay e lesbica come se fossero un’unica forma” (Guerra 2019). Si cerca di superare la divisione dicotomica tra gay e lesbica, maschio e femminina. Nei queer studies l’identità non è qualcosa di fisso o di naturale, le identità sono legate agli individui. Si abbracciano così tante nuove identità. Un contributo importante è stato quello di Judith Butler con il suo “Gender Troubles” in cui spiega che il genere non è legato alla biologia ma all’incarnazione di norme sociali (noi abbiamo parlato di genere qui).
I queer studies si legano ai women’s studies quindi, con la messa in discussione del genere e dell’identità.
Il femminismo (o i femminismi) della terza onda è quindi piuttosto un insieme di diversi movimenti politici e sociali, un’evoluzione del femminismo storico per risponde alle necessità di una società nuova che si interroga sempre più sulle differenze, diventando intersezionale.
Vorrei ricordare inoltre il “femminismo globale”, cioè il portare le rivendicazioni femministe a livello globale ad opera delle Nazioni unite. Questo percorso iniziato dopo la Seconda Guerra Mondiale, la prima tappa fu nel 1948 la promulgazione della Dichiarazione Universale dei diritti umani in cui si proteggono gli uguali diritti di uomini e donne. Viene poi istituito il decennio delle donne 1975 – 1985 in cui l’ONU organizzò conferenze mondiali sulle questioni femminili per la promozione dei diritti delle donne. Vennero affrontati temi come la disparità nello sviluppo economico, l’oppressione, il femminismo e l’omosessualità, le mutilazioni genitali, la prostituzione e la politica demografica, temi ovviamente molto controversi se affrontati a livello globale. Nel 1995 a Pechino venne firmata la “piattaforma d’azione di Pechino” che impegnava i firmatari a raggiungere “l’uguaglianza di genere e l’empowerment delle donne”.
La fine della terza ondata è controversa e discussa, alcuni studiosi ritengono che si esaurisca alla fine degli anni Novanta e che non il nuovo secolo Si sia entrati in una quarta ondata del Femminismo, altri invece sostengono che le tematiche della terza ondata siano ancora attuali e che quindi essa continui ancora ora.
Siamo arrivat* così alla fine del Novecento, abbiamo raccontato le tappe principali del movimento femminista (concentrandoci per ora sul mondo occidentale, sperando di potervi raccontare presto altri femminismi), cosa emerge da questo percorso?
Secondo me emerge che il Femminismo è stato un grande movimento sociale che ha voluto liberare la donna dalle catene imposte dal patriarcato, il Femminismo ha cambiato la vita di tanti e ha modificato radicalmente la società, rendendo comuni temi come i diritti, l’uguaglianza, la partecipazione e l’inclusività. Non è quindi, e non è mai stato un movimento di prevaricazione o di vendetta della donna verso l’uomo (come alcuni sembrano credere, sentendosi ancora minacciati da un movimento che oggi si impegna a liberare anche gli uomini dagli stereotipi oppressivi), alla base del femminismo vi è il rispetto e collaborazione!
Quindi, cos’è oggi il Femminismo? Cosa può fare oggi il Femminismo per noi?
Irene Santoro
A story called Feminism Let’s keep talking about Feminism and its history, in the previous episode we told the story of the great movements of the 70s, the claims on body, sexuality and individual freedom. Exhausted this powerful revolutionary part made of street protests and marches, we arrive in the 80s where, also due to a changed political situation (crisis in Italy, after the Moro murder and the fight against terrorism), Feminism transforms from a practice of mobilization to moments and places of intellectual reflection. The period between the 80s and 90s of the twentieth century represents the third wave of feminism, characterized by the birth of women's studies, gender studies, queer studies and the opening of the feminist movement to a whole series of themes, such as the black and queer identity, making it more open and inclusive. In this third wave it is therefore better to talk about "feminisms" in the plural because, the movement is not so aggregative anymore, the experiences are spread and divided over the territory, giving birth to many heterogeneous groups, associations and reflections. These feminisms are less visible, since they rarely go in the streets, but not less incisive, we can also speak of widespread and cultural feminism that reflects on the many aspects linked to identity. The experiences formed are different, it is certainly important to remember in Italy the birth and spread of the consultors, for abortion and contraception, the birth of anti-violence centres and the homes of women to counter gender-based violence and help the victims. Women's bookshops and libraries, historical and research documentation centres such as The Society of Italian historians or the “Diotima” philosophical community of Verona, and centres of studies for equal opportunities. Feminism also enters the academic world of the university with interdisciplinary departments of women’s studies or gender studies, particularly in the English-speaking countries. These departments address to the need to include in the research a new "subject", women, in conjunction with the crisis of the subject of postmodern and post-structuralist philosophy. (Gender studies, like post-colonial or African-American studies, are not a rewriting of history, or topics destined for specific categories, instead they are ways of approaching knowledge in a more inclusive way, which take into account the differences and their stories, albeit very often are viewed with suspicion, at least in Italy. Certainly, they are not neutral, or lacking in political and social implications, but history never is.)
One of the great topic of the feminism of the third wave is precisely the "otherness" the reflection about subject and about others, about the different, trying to move away from the binary dichotomy between man and woman, especially in an opposing key, finally taking into consideration the many others possible subjectivity. Feminisms open to the demands of the lesbian community, tired of being locked up in male homosexuality, those of the black and African American community that unites female claims to the struggle for racial equality, emphasizing the abysmal difference between the condition of women of colour and white ones, and also to postcolonial reflections. What is criticized to the feminism of the second wave is, in fact, the failure to take into account the differences, speaking only to white bourgeois and heterosexual women, leaving the others behind. There is therefore a general tendency to question dogmas, social constructions, conventions, to broaden the movement, make it inclusive and participatory, attentive to the many problems of contemporary societies and interconnected with other social movements. For example, Rebecca Walker introduced the term "Becoming the third wave" in 1992 to depict a new generation of feminist movements formed by black, lesbian, disabled activists, born between 1980 and 1990. In the 90s, new topics like the queer world are discussed, introduced by the Italian scholar Teresa de Lauretis, professor of History of conscience at the University of California Santa Cruz. The term “queer” used in English to indicate something different and strange, as an insult to homosexuals, is overthrown by the LGBTI community that claims it to indicate their individuality. With De Lauretis it indicates "the rejection of the reference to heterosexuality as a term of comparison for all forms of sexuality and denies the representation of gay and lesbian sexuality as if they were a single form" (Guerra 2019). An attempt is made to overcome the dichotomous division between gay and lesbian, male and female. In queer studies, identity is not something fixed or natural, identities are linked to individuals. So many new identities are embraced. An important contribution was that of Judith Butler with her "Gender Troubles" in which she explains that gender is not related to biology but to the embodiment of social norms. The queer studies are linked to women’s studies, therefore, with the questioning of gender and identity. The feminism (or feminisms) of the third wave is rather a set of different political and social movements, an evolution of historical feminism to respond to the needs of a new society that questions about differences, becoming intersectional. I would also like to mention the "global feminism", that is, the bringing of feminist claims to the global level by the United Nations. It started after the Second World War, the first step was in 1948 the promulgation of the Universal Declaration of Human Rights in which the equal rights of men and women are protected. The women's decade was established in 1975 - 1985 when the UN organized world conferences on women's issues for the promotion of women's rights. Topics such as disparity in economic development, oppression, feminism and homosexuality, genital mutilation, prostitution and demographic policy were addressed, topics obviously very controversial in a global perspective. In 1995 in Beijing, the "Beijing Action Platform" was signed, which committed the signatories to achieve "gender equality and women's empowerment". The end of the third wave is controversial, some scholars believe that it ends with the Nineties and that we now have entered a fourth wave of Feminism, while others argue that the themes of the third wave are still current and so it continues in this century. We are at the end of the twentieth century with our story, we passed the main stages of the Feminist Movement (for now focusing on the western world, hoping to be able to tell other feminisms soon), what emerges from this path? In my opinion what emerges is that Feminism was a great social movement that wanted to free women from the chains imposed by patriarchy, Feminism has changed the lives of many and radically changed society, making common issues such as rights, equality, participation and inclusiveness. It is therefore not, and never has been a movement of woman's vengeance towards man (as some seem to believe, still feeling threatened by a movement that today is committed to freeing men from oppressive stereotypes), at its core there is respect and collaboration! So what is Feminism today? What can Feminism do for us today? Text and translation by Irene Santoro
BIBLIOGRAFIA
Paolo Viola Storia Moderna e Contemporanea, Vol. 4 , Einaudi, 2000, Torino
Roberto Balzani, Alberto De Bernardi, Storia del mondo contemporaneo, Mondadori, Milano, 2003
Katia Bellillo Riprendiamoci Pechino. La lunga marcia dell'altra metà del cielo, Edizioni Albatros
Monica M. Pasquino “I femminismi dagli anni Ottanta al XXI secolo” in Identità e differenze. Introduzione agli studi delle donne e di genere a cura di M.S. Sapegno, Mondadori Edizioni Sapienza 2011, Roma, pp. 179-210
SITOGRAFIA
Jennifer Guerra, Com'è nato il femminismo italiano? Gli anni Ottanta e Novanta: https://thevision.com/cultura/femminismo-italiano-anticorpi/
Zero violenza, il femminismo italiano: https://www.zeroviolenza.it/sostieni/item/15779-il-femminismo-italiano-dai-70-ai-90-appunti-per-una-storia
Femminismo e femminismi negli anni ottanta: http://cle.ens-lyon.fr/italien/civilisation/xxe-xxie/le-mouvement-des-femmes/femminismo-e-femminismi-gli-anni-ottanta
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