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Una storia chiamata Femminismo



pt.1 (english text below)

C’era una volta, in un paese lontano una principessa rinchiusa in una torre, che attendeva che il suo principe la salvasse… Quante fiabe iniziano in questo modo? E se invece fosse: c’era una volta in un paese lontano una principessa rinchiusa in una torre, che si stufò di aspettare e si salvò da sola?! Quante invece, fanno così e mettono al centro la protagonista femminile rendendola agente e non soggetto passivo? Solo in anni recentissimi abbiamo assistito a questa inversione dei ruoli narrativi, sintomo che l’immaginario di genere sta lentamente cambiando...ma quando è iniziato questo processo? In diversi momenti, tra XIX e XX secolo, a seconda del paese e del contesto, dal punto di vista storico e sociale l’inizio del cambiamento può essere individuato con la prima ondata del femminismo, quando si lottò per i diritti al voto e altri diritti civili fondamentali. La storia del femminismo è bellissima e coinvolgente (come lo è per me tutto il resto della storia) e vale la pena di conoscerla, anche se spesso viene relegata ad un paragrafetto nei libri di testo. I movimenti femministi (insieme ad altri movimenti sociali) hanno avuto un ruolo importante nella formazione della società contemporanea, scardinando assunti, valori e modelli mai messi in discussione prima. Il femminismo ha cambiato la vita di tutti, non solo delle donne, le sue conquiste riguardano uomini e donne e le lotte che ancora oggi si portano avanti sono per l’intera società, non solo per una parte! Mi piacerebbe parlare brevemente in questo spazio, dei momenti salienti della storia del femminismo, senza semplificazioni, né specialismi o pretese di esaustività; per raccontare una storia che mi emoziona e mi appassiona e che, per me, merita di essere conosciuta. La storia di donne e uomini coraggiosi che lottarono per una società più libera.

Volantino di uno dei primi raduni femministi

 La storia del femminismo si divide in ondate, che corrispondono ai momenti di maggiore movimento, momenti di lotta e discussione attiva, insomma momenti storici in cui qualcosa è cambiato!  La prima di queste ondate si colloca all’inizio del Novecento, circa nei primi vent’anni.

In realtà però la riflessione sul ruolo della donna inizia molto prima. Per secoli, uomini, scienziati e filosofi avevano discusso della donna, arrivando a stabilire “scientificamente” l’inferiorità femminile con varie giustificazioni che spaziavano dalla forza fisica, alla dimensione del cervello, alla debolezza di spirito e tante altre idee fantasiose per corroborare la tesi che l’uomo apparteneva alla vita pubblica (lavoro e politica), mentre la donna a quella privata (famiglia e figli) e che non fosse in grado di occuparsi di sé o di altri al di fuori di questo ambiente protetto, avendo quindi bisogno di un tutore legale. Questo significava che, in modi diversi nei vari paesi, le donne non potevano votare, ereditare proprietà o titoli, lavorare come gli uomini, studiare determinate materie, andare all'università, viaggiare o frequentare luoghi pubblici non accompagnate, detenere la potestà dei figli, divorziare, decidere del proprio corpo e così via. Alcune di queste regole erano fissate per legge, altre erano scolpite nella morale sociale. Aaa, i bei vecchi tempi vero? Non così tanto…no

Fondamentalmente le donne non era padrone di sé stesse, non avevano diritto all’autodeterminazione.

Verso la fine del XVIII secolo, nel periodo illuminista arriva la prima scossa, seppure timida, a questo rigido sistema; filosofi e filosofe iniziano a discutere della donna, della libertà, dell’uguaglianza e dell’istruzione. Di questo momento storico mi piace ricordare la filosofa e scrittrice britannica Mary Wollstonecraft (1759-1797). Mary (giusto per collocarla) è la madre di un’altra Mary, la famosa scrittrice Mary Shelley, che diede "vita" al mostro di Frankenstein.

Capostipite e precorritrice del femminismo liberale inglese, Mary Wollstonecraft merita anche di essere ricordata per la forza e la convinzione con cui scelse di vivere la vita e l’amore al di fuori dalle convenzioni.

Mary Wollstonecraft nella sua opera “A Vindication of the Rights of Woman” individua come causa della inferiore condizione femminile: la mancanza d’istruzione, l’essere costretta in una posizione subordinata senza accesso alla conoscenza e non una intrinseca condizione fisiologica.

Tratto da "Mary Shelley -un amore immortale" film del 2017 diretto da Haifaa al-Mansour, Mary shelley sulla tomba della madre "autrice di A Vindication on the Rights of Woman" 

Dalla Rivoluzione francese parte quindi una riflessione filosofica; è però circa un secolo dopo che si passa all'azione. Il movimento per il suffragio più conosciuto è sicuramente quello britannico delle suffragette!


Tratto da "Mary Poppins" film del 1964 diretto da Robert Stevenson: la signora Banks, allegra suffragetta

“Suffragette” è un termine dispregiativo coniato intorno al 1906 per indicare quelle che (ormai già da circa 30 - 40 anni, ottenendo qualche vittoria a livello locale in Nuova Zelanda e alcuni stati del Nord America) si impegnavano per estendere il diritto al voto alle donne.   Oltre al diritto di votare queste donne intendevano rivendicare anche altri diritti, come l’istruzione, migliori condizioni lavorative e diritti genitoriali. All’inizio del Novecento questi movimenti diventarono più strutturati, nacquero società e comitati come il WSPU (Women’s Social and Political Union) fondato da Emmeline Pankhurst nel 1903 o la "Women's Freedom League" o ancora "National Union of Women's Suffrage Societies". Il movimento riuscì a coinvolgere donne di tutte le classi sociali, non restando relegato nei circoli intellettuali ma entrando nelle fabbriche e nelle case, invadendo le strade.


Annie Kenney e Christabel Pankhurs

La lotta si articolò dapprima in manifestazioni, campagne di sensibilizzazione, comizi; i vari gruppi fecero largo uso dei mezzi di comunicazione, stampa, volantini.  Arrivò poi la disobbedienza civile, l’occupazione del suolo, le marce, l’incatenarsi davanti al parlamento, gli atti violenti e gli scioperi. Molte attiviste furono arrestate più volte, incarcerate, allontanate dalle famiglie e ripudiate. La capillarità del movimento e la larga mobilitazione messa in atto fecero sì però che le richieste non potessero essere ignorate, anche grazie al supporto di alcuni uomini politici. L’obiettivo dell’allargamento del suffragio fu raggiunto nel 1918 (il voto fu concesso alle donne sposate con più di 30 anni); il suffragio universale arrivò in Inghilterra nel 1928. Sicuramente un ruolo importante lo giocò anche la Prima Guerra Mondiale, poiché le donne divennero temporaneamente la prima forza lavoro del paese e scoprirono una certa indipendenza a cui non vollero rinunciare. La Norvegia e la Finlandia arrivarono al suffragio universale nel 1906 e 1907, la Germania nel 1919. L’Italia e la Francia invece dovettero aspettare fino al 1945 – 1946. Il diritto al voto e altri diritti civili, che oggi, forse, diamo per scontati furono la prima grande conquista del femminismo. L’impatto è da non sottovalutare, da non minimizzare e non riguardò solo le donne. Fu il primo passo per il cambiamento di una società e una cultura basata sulla rigida divisione dei ruoli tra uomo e donna, basata sulla subordinazione della donna all’uomo.


Non diamo per scontate queste lotte! testo di Irene Santoro




BIBLIOGRAFIA Mary Poovey The proper lady and the woman writer, The University of Chicago Press, 1985, Chicago Caroline Franklin Mary Wollstonecraft a Literary Life, Palgrave Macmillan, 2006, New York Claudia L. Johnson (a cura di) The Cambridge companion to Mary Wollstonecraft, Cambridge University Press, 2002 Cambridge Paolo Viola Storia Moderna e Contemporanea, Vol. 4 , Einaudi, 2000, Torino SITOGRAFIA LETTERADONNA: www.letteradonna.it (https://www.letteradonna.it/it/articoli/ritratti/2016/03/03/suffragette-oggi-come-ieri/19030/) EMANUELA URSINO: www.emanuelaursino.it https://emanuelaursino.it/suffragette-storia-per-la-lotta-al-diritto/ A Story called Feminism Once upon a time, in a country far away, a princess locked up in a tower, waiting for her prince to save her ...              How many fairy tales start like this? And if instead it was: once upon a time in a country far away a princess was locked up in a tower, who got tired of waiting and got out by herself? How many tales, do so and focus on the female protagonist as agent and not a passive subject? Only in recent years we witnessed this swap of narrative roles, a symptom that the collective imagination is slowly changing ... but when did this process begin? At different times, between the 19th and 20th centuries, depending on the country and the context, from the historical and social point of view the beginning of the change can be identified with the first wave of feminism, with the struggle for universal suffrage. The history of feminism is beautiful and engaging (as is the rest of history for me) and it is worth knowing, although it is often just a little paragraph in textbooks. Feminist movements (along with other social movements) have played an important role in the formation of contemporary society, deconstructing assumptions, values ​​and models never questioned before. Feminism has changed  everyone’s life, not just women’s, its achievements concern men and women and the battles of today are for the whole society, not just for a part! I would like to talk,  briefly in this space, about the salient moments in the history of feminism, without simplifications, specialisms or claims to completeness; to tell a story that moves me and, for me, deserves to be known. The story of courageous women and men who fought for a freer society.  The history of feminism is divided in waves, which correspond to moments of struggle and active discussion, in short, historical moments in which something changed!  The first of these waves is at the beginning of the 20th century. In reality, however, the reflection on the role of women begins much earlier. For centuries, men, scientists and philosophers had discussed the woman, establishing "scientifically" female inferiority with various justifications ranging from physical strength, brain size, weakness of spirit and many other imaginative ideas to confirm the thesis that public life (work and politics) belonged to men, and private life (family and children) to women, and that women were unable to take care of themselves or others outside this protected environment, thus needing a legal guardian.                               

This meant that, in different ways in different countries, women couldn’t vote, inherit property or titles, work like men, study certain subjects, attend university, travel or go unaccompanied to public places, hold paternal responsibility of their children, divorce, decide on their bodies and so on. Some of these rules were set by law, others were carved into social morality. Aaa, the good old days, right? Not so much ... no Basically, women had no right to self-determination. The first timid shake, of this rigid system arrived in the Enlightenment period; philosophers started to discuss women, freedom, equality and education.  I like to remember the British philosopher and writer Mary Wollstonecraft (1759-1797). Mary W. is the mother of another Mary, the famous writer Mary Shelley, who gave birth to the Frankenstein monster. Founder and precursor of English liberal feminism, Mary Wollstonecraft deserves to be remembered for the strength with which she chose to live  and love outside convention. Mary Wollstonecraft in her work "A Vindication of the Rights of Woman" identifies, as the cause of the inferior female condition: the lack of education, being forced into a subordinate position without access to knowledge and not an intrinsic physiological condition. The philosophical reflection started during French Revolution; however, it is about a century later that action was taken.                                                                                              The most famous movement for suffrage is certainly the one of the British Suffragettes! "Votes for Women" "Suffragette" is a derogatory term coined around 1906 to indicate those women who were actively involved in extend the vote to all women. In addition to the right to vote, they also claimed other rights, such as education, better working conditions and parental rights. At the beginning of the 20th century these movements became more structured, societies and committees were founded such as the WSPU (Women's Social and Political Union) founded by Emmeline Pankhurst in 1903 or the "Women's Freedom League" or "National Union of Women's Suffrage Societies". The movement involved women of all social classes, without remaining confined in intellectual circles but entering factories and homes, invading the streets. First, they organized demonstrations, awareness campaigns, rallies; using media, press, flyers. Then came civil disobedience, land occupation, marches, chaining in front of parliament, violent acts and strikes. Many activists were arrested several times, imprisoned, removed from their families and repudiated. At the beginning of the 20th century these movements became more structured, societies and committees were founded such as the WSPU (Women's Social and Political Union) founded by Emmeline Pankhurst in 1903 or the "Women's Freedom League" or "National Union of Women's Suffrage Societies". The movement involved women of all social classes, without remaining confined in intellectual circles but entering factories and homes, invading the streets. The capillarity of the movement and the large mobilization put in place could not be ignored, also thanks to the support of some politicians. The goal of widening the suffrage was reached in 1918 (the vote was given to married women over 30); universal suffrage arrived in England in 1928. World War I also played an important role, as women temporarily became the first labour force in the country and discovered a certain independence that they did not want to give up. Norway and Finland reached universal suffrage in 1906 and 1907, Germany in 1919. Italy and France instead had to wait until 1945 - 1946. The right to vote and other civil rights, which today, perhaps, we take for granted were the first great achievement of feminism. The impact is not to be underestimated, not to be minimized and it did not only concern women. It was the first step to change a society and a culture based on the rigid division of roles between men and women, based on the subordination of women to men. We cannot take these struggles for granted! text and translation by Irene Santoro


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