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Un (mezzo) passo avanti e uno indietro




Nel gennaio 2021 il Parlamento italiano ha autorizzato la ratifica della convenzione n. 190 sull’eliminazione della violenza e delle molestie nel mondo del lavoro approvata dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro nel giugno 2019. L’Italia è il primo paese europeo a ratificare questa convenzione.

Questo il primo strumento internazionale a riconoscere e dare una definizione di molestie e violenza sul lavoro: “un insieme di pratiche e di comportamenti inaccettabili, o la minaccia di porli in essere, sia in un’unica occasione, sia ripetutamente, che si prefiggano, causino o possano comportare un danno fisico, psicologico, sessuale o economico, e include la violenza e le molestie di genere” (art. 1/a)

La Convenzione definisce anche il concetto di molestie e violenze di genere, riconoscendo come il sesso e il genere possano essere la causa della violenza, o che persone di un certo genere e sesso possano essere maggiormente esposte a questo rischio. Richiede poi agli Stati aderenti di adottare una prospettiva di genere nell’applicazione della Convenzione.

Inoltre, questo strumento è importante perché si applica a tuttɜ lɜ lavoratorɜ, indipendentemente dalla condizione contrattuale, e quindi anche a tirocinanti, lavoratorɜ licenziatɜ, volontarɜ, candidatɜ ad un impiego.

La Convenzione ha un approccio “estensivo” in quanto non si applica solo alle violenze e alle molestie sul posto di lavoro, ma copre anche quelle circostanze e luoghi connessi al lavoro, come ad esempio i luoghi in cui lɜ lavoratorɜ ricevono la retribuzione, i luoghi destinati alle pause, i servizi igienico-sanitari o gli spogliato, durante i viaggi di lavoro e gli spostamenti per recarsi sul posto di lavoro e per ritornarne (art. 3).

Ciascun Stato Membro dovrà richiedere allɜ datorɜ di lavoro l’introduzione di una serie di misure fondamentali come l’adozione di una politica in materia di violenza e di molestie a livello aziendale, l’inclusione di questi rischi, come pure quelli psicosociali correlati, nella gestione della salute e della sicurezza sul lavoro, l’identificazione e la valutazione di tali rischi specifici, programmi di formazione sul tema. (art. 9)

Gli Stati Membri dovranno poi predisporre meccanismi per il ricorso ed il risarcimento in caso di violenza e molestie, come procedimenti specifici per poter denunciare ed indagare questi casi e garantire la protezione, l’assistenza e la tutela della privacy delle vittime, dellɜ testimoni e informatorɜ (art. 10).

Dopo un paio di mesi da questa felice notizia, Erdogan firma un decreto, senza consultazione parlamentare né pubblica, con il quale fa ritirare la Turchia dalla Convenzione di Istanbul.

La Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, o Convenzione di Istambul, approvata nel 2011, è secondo alcunɜ lo strumento giuridico più ambizioso per la protezione e prevenzione della violenza di genere.

La Convenzione stabilisce la responsabilità dello Stato nel prevenire la violenza di genere, proteggere le vittime, perseguire lɜ perpetratorɜ e, infine, nell’introdurre politiche coordinate per garantire l’attuazione della Convenzione. Il testo copre diversi tipi di violenza: Stalking, molestie sessuali, violenza sessuale (compreso lo stupro), abuso fisico e psicologico, matrimonio forzato, sterilizzazione forzata, mutilazione genitale femminile aborto forzato.

Nel primo pilastro, la prevenzione, rientrano iniziative per la sensibilizzazione e formazione, anche dellɜ perpetratorɜ, e per smantellare gli stereotipi di genere, soprattutto nei media, e concentrandosi sul ruolo e supporto di ragazzi e uomini.

Proteggere le vittime significa poi fornire strutture (sistemi locali ed internazionali per denunciare la violenza, centri di accoglienza, numeri di emergenza e supporto specialistico) ma anche misure legali che ne garantiscano la protezione immediata (come gli ordini restrittivi) e che considerino anche lɜ minorɜ.

Dal punto di vista giuridico, la Convenzione non solo mira a perseguire in modo efficacie ed a dissuadere lɜ perpetratorɜ di violenza, attraverso leggi che puniscano la violenza di genere e stabiliscano aggravanti (ad esempio, il fatto che la vittima sia unǝ partner o sia coinvolto unǝ minore), ma anche a riconoscere e rispettare i diritti delle vittime, il che include anche la non responsabilizzare o biasimo della vittima, e il rispetto del suo diritto alla privacy, al supporto e alla protezione durante il procedimento legale.

Ma perché il primo Stato a ratificare la Convenzione l’ha abbandonata? Una delle principali ragioni è il fatto che la Convenzione promuoverebbe valori LGBTQ+, e l’obiettivo originale sarebbe stato manipolato da certi gruppi per normalizzare l’omosessualità e promuovere valori lontani da quelli tradizionali turchi. Secondo il Governo, la legge turca è già in grado di garantire i diritti delle donne senza la Convenzione.

Alcuni media citano anche l’azione “controproducente” della Convenzione, in quanto il tasso di femminicidi sarebbe aumentato dall’adozione in poi, e la vittimizzazione di uomini e mariti.

Ora, sapendo che Erdogan ha voltato le spalle alla lotta alla violenza di genere e alla protezione delle vittime, dimenticarsi di una sedia per la presidente della Commissione Europea è il minimo che ci si possa aspettare.


Marianna Fatti


Half a step forward and one backward


In January 2021, the Italian Parliament authorised the ratification of the Violence and Harassment Convention (n. 190) approved by the International Labour Organization in June 2019. Italy is the first European country to ratify the Convention.

This is the first international legal instrument to introduce a definition of violence and harassment in the world of work: “a range of unacceptable behaviours and practices, or threats thereof, whether a single occurrence or repeated, that aim at, result in, or are likely to result in physical, psychological, sexual or economic harm, and includes gender-based violence and harassment” (art. 1/a).

The Convention also defines the concept of gender-based violence and harassment, acknowledging that gender and sex can be the causes of violence or that certain sex and gender are disproportionately affected by violence. Moreover, the Convention requires States to adopt a gender-lens approach when implementing it.

Another groundbreaking element is that the Convention applies to all workers irrespective of their contractual status, thus including interns , workers whose employment has been terminated, volunteers, jobseekers.

The Convention also has an "extensive" approach as it not only applies to violence and harassment on the workplace, but also covers those circumstances and places related to work, such as places where the worker is paid, breaks, sanitary, washing and changing facilities, business travel and commuting (art. 3).

Each Member State will require employers to introduce a number of key measures such as the adoption of a policy on violence and harassment at company level, the inclusion of violence and harassment risks, and correlated psychological risks, in the management of occupational safety and health, the identification and assessment of these specific risks, training programs on the subject (art. 9).

Member States will then have to set up mechanisms for reporting and obtaining compensation in the event of violence and harassment, such as specific complaint and investigation procedures and measures to guarantee the protection, assistance and privacy of victims, witnesses and whistleblowers (art. 10).

After a couple of months since this step forward, Erdogan signed a decree, without parliamentary or public consultation, for the withdrawal of Turkey from the Istanbul Convention.

The Council of Europe Convention on preventing and combating violence against women and domestic violence (Istambul Convention), approved in 2011, is according to some, the most ambitious legal instrument for the protection and prevention of gender-based violence.

The Convention set the State’s responsibility to prevent gender-based violence, protect victims, prosecute perpetrators, and finally, to introduce coordinated policies to ensure the implementation of the Convention. The text covers various types of violence: Stalking, sexual harassment, sexual assault (including rape), physical and psychological abuse, forced marriage, forced sterilization, female genital mutilation, forced abortion.

The first pillar, prevention, includes awareness raising initiatives and training, also for perpetrators, and initiatives to dismantle gender stereotypes, especially in the media, targeting boys and men in particular.

Protecting the victims means setting up structures and services for emergencies and assistance, such as local and international complaints mechanisms, shelters, telephone hotlines, specialist support services, but also legal measures that guarantee immediate protection (such as restrictive orders), that also consider the childrens.

From a legal point of view, the Convention not only aims to effectively prosecute and deter perpetrators of violence, through laws that punish gender-based violence and establish aggravating circumstances (for example, whether the victim is a partner or is involved in a minor), but also to recognize and respect the rights of victims, which includes refraining from accusing or blaming the victim, respect his or her right to privacy, support and protection during the legal process.

From a legal point of view, the Convention not only aims to effectively prosecute and deter perpetrators of violence, through laws that punish gender-based violence and establish aggravating circumstances (for example, whether the victim is a partner or is involved in a minor), but also to acknowledge and respect the rights of victims: the protection of children victims and witnesses, and to ensure this invole in a coordinated action multiple institutions and firearms if necessary, respect victims and refrain from blaming them, safeguard their right to privacy, support and protect them during investigation and judicial proceedings.

Why did the first state to ratify the Convention is withdrawing from it? One of the main the Convention is accused to promote LGBTQ + values, and the original goal would be manipulated by certain groups to normalize homosexuality and promote values that would undermine the traditional Turkish family ones. According to the Government, Turkish law is already able to guarantee women's rights without the Convention.

Some media also cite the "counterproductive" action of the Convention, as the rate of femicides has increased since the adoption, and the victimization of men and husbands.

Knowing that Erdogan turned his back to the fight against gender-based violence and the protection of victims, forgetting a chair for the president of the European Commission is the least you can expect.


By Marianna Fatti

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